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Come sfuggire alla profezia che si autoavvera

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Rocco Chizzoniti, Psicologo-psicoterapeuta PLP.

 

Sentiamo spesso parlare delle leggi di Murphy, seppure cerchiamo di evitare qualcosa stiamo pur certi che si avvererà, non importa cosa faremo.

La verità è che non esiste un destino predeterminato che ci vede come vittime sacrificali del fato, dove non abbiamo nessun controllo e responsabilità.

Spesso e volentieri le situazioni che non vorremmo mai che avvenissero rispondono a comportamenti e conseguenze innescati proprio da noi.

La cosiddetta “profezia che si autoavvera”, ossia tutta quella serie di azioni che inconsciamente ci portano sulla strada che vogliamo a tutti i costi evitare è infatti frutto di una sistematica valutazione errata della situazione e delle azioni da compiere.

Facciamo subito un esempio banale per capirci: se ho paura di rivolgermi a qualcuno perché penso che ce l’abbia con me potrei mettere in atto una serie di comportamenti rigidi e scostanti che quella persona a sua volta noterà allontanandosi ancora di più, evitando per l’effetto ogni contatto con me, finendo, guarda caso, a confermare il mio timore iniziale.

Immaginiamo qualcosa del genere applicato nel mondo del lavoro.

Vorresti raggiungere un grande traguardo professionale che ti spaventa, ti metti in gioco con mille dubbi non sentendoti all’altezza, commetti così molti errori che ti allontanano dalla meta: penserai così che avevi ragione a non volerci provare.

Come è evidente la profezia che si autoavvera altri non è che un vero e proprio autosabotaggio che molto spesso mettiamo in atto a nostro danno. Per scardinare questo perverso meccanismo ci sarebbero in particolare due strade.

La prima consiste nel trasformare la profezia negativa in una profezia positiva: se penso che tutto andrà bene con ogni probabilità agirò di conseguenza, impiegando le risorse giuste e le azioni più utili e corrette.

Il nostro cervello è strutturato sempre per rappresentarsi e agire ciò che immagina, immaginare uno scenario positivo ci aiuta a essere più produttivi ed efficaci.

La seconda strategia consta nel saper fare una oggettiva valutazione della situazione, soppesando pro e contro, mettendo nero su bianco capacità, competenze e obiettivi da raggiungere grazie agli step giusti.

Insomma un vero e proprio piano di battaglia che possa contemplare ogni rischio e imprevisto.

Spesso per aiutare le persone a fare meglio o raggiungere gli obiettivi sperati si usa la frase asettica “basta avere fiducia in te stesso!”, nulla di più aleatorio e inconcludente!

Cosa è infatti la fiducia? Tutti ne abbiamo sicuramente un concetto e un giudizio personale e intimo, per cui non appare esaustiva una esortazione di questo tipo, soprattutto perché manca dell’elemento più importante, ossia un piano di azione concreto.

Le persone hanno bisogno di sentirsi accolti e degni di fiducia e la via maestra è costruire un percorso dove l’interessato sperimenti le proprie capacità e il proprio successo passo dopo passo.

Così si costruisce la fiducia in sé stessi, così si è creatori e fautori delle proprie profezie di successo.