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Effetto Abilene

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Antonio Zuliani, psicologo psicoterapeuta, membro del CEN PLP

 

A volte accade che un gruppo di persone prenda una decisione. Una decisione che, alla fine, non soddisfa nessuno: non ha nessun padre, ma è stata presa.

Riflettendo su questa strana situazione mi è tornato alla mente un racconto, elaborato da Jerry Harvey nel 1974, chiamato “effetto Abilene”.

Si parla di una famiglia statunitense (la collocazione spaziale è solo un pretesto narrativo) composta da moglie, marito e dai genitori di lei. Mentre trascorrevano la giornata nella loro casa con giardino, aria condizionata e piscina il suocero disse “Che ne direste di andare a cena ad Abilene?” La figlia, rispondendo al padre, dice “Mi pare una bella idea!”. Il marito, sapendo che Abilene era a 50 miglia, ma non volendo contrastare moglie e suocero, si rivolse alla suocera. “Se anche tu sei d’accordo potremmo metterci in macchina”. E la suocera “Certo, volentieri, è molto tempo che non vado ad Abilene.”

Il viaggio, caratterizzato da molto traffico, fu caldo e polveroso. Giunti ad Abilene non trovando la pizzeria che cercavano si accontentarono di mangiare in una trattoria messicana. Il pranzo fu cattivo, ma in compenso carissimo. Al ritorno bucarono una gomma e fu difficile trovare una stazione di servizio che li aiutasse. Dopo quattro ore si ritrovarono a casa accaldati, stanchi e delusi e il suocero se ne uscì con “È stato un bel tragitto!”. Una frase certamente ambigua. La suocera affermò che, pur preferendo rimanere a casa, non lo aveva detto per non raffreddare l’entusiasmo degli altri. Anche il marito disse che aveva accettato solo per compiacere gli altri tre. La moglie aggiunse “Certo che siamo stati pazzi per viaggiare in macchina con questo caldo!”. Lo scambio di opinioni fu concluso dal suocero con “L’ho proposto perché mi sembravate tutti annoiati.”

Questa storia ci evidenzia il fatto che sono molte le situazioni nelle quali ci sentiamo spinti ad adeguarci alla volontà espressa da altri. O a quella che sembra essere la loro volontà.

L’effetto Abilene ci mostra che non occorre che ci sia una precisa presa di posizione del gruppo di appartenenza per spingere i suoi membri ad adeguarsi. Può bastare che lo si pensi. Chissà quante volte accade anche per le decisioni politiche più importanti, prese nella convinzione che soddisfino altri: magari gli elettori.

Per neutralizzare l’effetto Abilene è di fondamentale importanza il dialogo. Un dialogo vero, che permetta a ognuno di proporre una realistica e indipendente valutazione di ogni situazione, scegliendo e proponendo quella che a proprio giudizio è la soluzione migliore. In politica può significare che non ci si affidi solo a indagini di opinione, ma che tali opinioni vengano approfondite e discusse. Solo alla fine si potrà giungere a una soluzione veramente condivisa e l’effetto Abilene sarà neutralizzato. Difficile, ma possibile.