di Marina Bellomo, Psicologa Psicoterapeuta, socia PLP
La parola autismo deriva dal greco “autos” (“se stesso”) e si riferisce ad una serie di alterazioni dello sviluppo che comportano una compromissione delle abilità sociali, comunicative e comportamentali. Ad oggi non è noto cosa esattamente determini l’autismo, ma ci sono numerosi filoni di ricerca accreditati, ed i ricercatori sono sempre più convinti del fatto che non esista un’unica causa.
Così recitano le ultime Linee Guida dell’ISS (Ottobre 2023) -Raccomandazioni della linea guida sulla Diagnosi e sul trattamento del disturbo dello spettro autistico in bambini e adolescenti – : “Sebbene negli ultimi anni la ricerca sulle basi eziologiche abbia mostrato un significativo grado di avanzamento, ad oggi la complessità delle cause non è stata ancora chiarita. La letteratura più recente è concorde nell’indicare una base genetica e/o l’associazione di fattori ambientali di vario tipo, tra cui si riportano le infezioni contratte dalla madre in gravidanza, lo status immunologico materno-fetale, l’esposizione a farmaci o agenti tossici in gravidanza e l’età avanzata dei genitori al momento del concepimento (Lyall et al., 2017; Mezzacappa et al., 2017; Modabbernia et al.,2017; Wang et al., 2017; Wu et al., 2017).” Ed ancora: “L’ipotesi di una possibile associazione causale tra vaccinazioni e ASD è stata ripetutamente confutata da numerose evidenze scientifiche (Besteret al., 2016; Modabbernia et al., 2017; Spencer et al., 2017)”.
La certezza che oggi chiaramente emerge è che è oramai ampiamente dimostrato che la causa dell’autismo non può più essere attribuita a colpe addebitabili alle madri, un tempo chiamate “madri frigorifero” (la genitorialità tossica di Kanner 1943), o ad errati sistemi educativi così come pubblicato in libri del passato che hanno avuto diffusione mondiale e che hanno determinato pesantissime sofferenze alle famiglie già caricate dalle loro difficoltà. Pertanto è ampiamente assodato che i bambini autistici nascono con questo disturbo e i genitori non ne hanno alcuna responsabilità.
Tale aspetto è ancora oggi da affrontare con le famiglie che, particolarmente in una prima fase, tendono a vivere sensi di colpa e disorientamento davanti le difficoltà del proprio figlio. Ciò dipende dal fatto che la diagnosi viene elaborata dopo un lungo arco di tempo, logorante per la famiglia, caratterizzato da incertezze, colpevolizzazioni, ansie e preoccupazioni, e dai tentativi non sempre adeguati di gestione delle manifestazioni comportamentali problematiche, che inizialmente appaiono incomprensibili e talvolta imprevedibili, tutti elementi questi che vanno a determinare un rapporto disfunzionale con il proprio figlio.
La diagnosi precoce è spesso difficoltosa, in quanto l’autismo viene definito come patologia “invisibile” perché i sintomi sono ambigui e nulla nell’aspetto fisico sembra far presagire la presenza del disturbo, come avviene in altre situazioni cliniche con elementi chiari e definiti.
Relativamente all’incidenza del disturbo autistico, in Italia, si stima che 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenti un disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza maggiore nei maschi: i maschi sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine. Rispetto la distribuzione, l’autismo non mostra prevalenze geografiche e/o etniche, in quanto è stato individuato in tutte le popolazioni del mondo, di ogni etnia o ambiente sociale.