PLP

Errori e fallimenti

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l'associazione Psicologi Liberi Professionisti

Antonio Zuliani
psicologo psicoterapeuta, membro del CEN PLP

Solitamente quando pensiamo allo sviluppo personale, come quello delle aziende o dell’attività professionale, ci basiamo principalmente sul compiacimento dei successi ottenuti. La cosa ci riempie di orgoglio, ma sarebbe utile basarsi anche, se non principalmente, sull’analisi degli errori commessi e dei fallimenti.

L’importanza per lo sviluppo futuro di questa diversa valutazione si basa su due motivi.

 

In linea con il cambiamento
Il primo riguarda il fatto che ci troviamo oggi a vivere una situazione di grande complessità che richiede una continua e incessante evoluzione e adattamento. Una situazione complessa che sta erodendo la linearità nei comportamenti e nelle prospettive di vita su cui avevamo poggiato i nostri progetti e le nostre attese. La stessa nozione di complessità contiene il concetto di incertezza, di assenza di linearità.

Oggi, per essere innovativi occorre esplorare continuamente l’ignoto e di conseguenza esporsi maggiormente alla possibilità di errore, di insuccesso, di fallimento.

 

Il cervello impara dagli errori
Proprio all’interno di questa prospettiva ci viene in supporto il secondo motivo per non temere più del necessario errori e fallimenti.

Il nostro cervello impara dagli errori che commette. L’errore plasma il nostro cervello, modifica la struttura dei neuroni, creando connessioni nuove e inedite. Se fin dalla nascita non avessimo commesso un’infinità di errori nel muoverci, nel valutare i pericoli, nell’imparare a parlare, solo per fare qualche esempio, non saremmo diventati quello che siamo.

 

Rialzarsi, imparare e progredire
Ciò nonostante, l’idea di commettere “un imperdonabile” errore, di fallire, è spesso al centro delle nostre angosce e questa prospettiva, l’attesa che questo possa accadere, ci scoraggia al punto di metterci nelle condizioni di pensare che questa sia la prospettiva peggiore, che non ci si possa rialzare da un fallimento.

Per esplorare con la dovuta calma la potenzialità di questa prospettiva occorre ricordare che nessuno commette un errore in modo consapevole, scegliendo di farlo. Ecco allora che un errore, un fallimento, una caduta, contengono in sé la possibilità di rialzarsi e di riprendere il proprio cammino con una preziosa esperienza in più, utilizzando l’errore, non come stigma, ma come risorsa per il cambiamento. D’altra parte, è questo il vero significato del termine resilienza. Ecco allora che il fallimento diviene la spinta al rafforzamento. L’esperienza del fallimento rafforza perché fornisce la certezza che ci si può rialzare. L’errore è un elemento naturale di una vita complessa, anzi l’unico modo che abbiamo per imparare.

Questa è un’esperienza fortemente umana: gli animali non possono fallire perché seguono il loro istinto, noi uomini abbiamo il privilegio di poter fallire e di crescere sulla base di questa esperienza: impariamo a non temere questa realtà, ma a utilizzarla.