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Quando il caldo dà alla testa

Di Elisa Mulone (Psicologa e Psicoterapeuta, Presidente Nazionale PLP). Quali gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute mentale?

Il tema della salute mentale è stato, in genere, abbastanza trascurato e lo è stato particolarmente all’interno delle argomentazioni sui cambiamenti climatici, in cui si è prestata maggiore attenzione ai risvolti sulla salute “organica”. Come si legge in un articolo di Katie Hayes, G. Blashki, J. Wiseman, S. Burke e L. Reifels pubblicato sulla rivista “International Journal of Mental Health Systems”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima un aumento di 250.000 morti in eccesso all’anno tra il 2030 e 2050 a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Si prevedono ripercussioni sulla salute a causa dell’innalzamento delle temperature con mortalità, aumento delle malattie trasmesse da vettori (ad es. febbre dengue, malaria), aumento delle malattie respiratorie e morbilità e mortalità dovute a eventi meteorologici estremi. In passato si sono trascurati gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute mentale, intesa non solo come assenza di disturbi mentali ma come stato di benessere emotivo e psicosociale. Negli ultimi anni, sono sempre più aumentati i contributi scientifici che affrontano l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute non solo fisica, ma anche mentale.

In un recente documento redatto dall’OMS in occasione della conferenza di Stoccolma+50, viene messo in evidenza come i cambiamenti climatici pongono seri rischi per la salute mentale e il benessere delle persone, riconoscendo l’importanza dei determinanti ambientali per la salute fisica e mentale.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ha rivelato che l’aggravarsi della situazione legata ai cambiamenti climatici rappresenta una minaccia sempre maggiore per la salute mentale e il benessere psicosociale. Aumentano i disagi legati ai livelli di stress emotivo, alle manifestazioni ansiose, agli stati depressivi e ai comportamenti suicidari. “Gli impatti dei cambiamenti climatici fanno sempre più parte della nostra vita quotidiana e c’è pochissimo supporto dedicato alla salute mentale disponibile per le persone e le comunità per affrontare i rischi a lungo termine legati al clima”, ha affermato la dott.ssa Maria Neira, Direttore del Dipartimento di Ambiente, Cambiamenti Climatici e Salute presso l’OMS.

Numerose ricerche concordano nell’affermare che gli impatti sulla salute mentale dei cambiamenti climatici non sono omogenei e si differenziano in base a fattori quali lo stato socioeconomico, il sesso e l’età. Le persone maggiormente colpite sono bambini, anziani, donne, persone con uno status socioeconomico basso, lavoratori in ambienti esterni, persone discriminate, immigrati e persone con problematiche di salute preesistenti. I cambiamenti climatici quindi accrescono le disuguaglianze sociali, economiche e demografiche già esistenti.

Nell’articolo sopracitato, gli autori, mettono in evidenza come i cambiamenti climatici colpiscono la salute mentale in vari modi, diretti e indiretti, con una maggiore incidenza sulle fasce di popolazione in condizioni socio-economiche più svantaggiate. Ad esempio la frequenza crescente di eventi metereologici avversi di forte intensità (inondazioni, tsunami ecc) pone problemi a vari livelli, non per ultimo sulla salute mentale. Si riscontrano a seguito di tali eventi manifestazioni di disturbo da stress post traumatico, disturbi depressivi, ansia, lutto complicato, “sindrome del sopravvissuto” ecc.

Inoltre, il surriscaldamento globale, la grave siccità, l’innalzamento del livello del mare hanno ripercussioni non solo sul paesaggio, ma anche sulla vivibilità dei territori, sulla possibilità di portare a maturazione raccolti e approvvigionamenti alimentari. Di fronte a temi così grandi che minacciano la propria sopravvivenza (se non immediata, prossima) le persone possono sentirsi impotenti e sviluppare un senso di disperazione.

In contrapposizione a queste manifestazioni negative, assistiamo anche a reazioni altruistiche, compassionevoli e ottimistiche, identificabili come crescita post traumatica, che favoriscono la possibilità di dare un significato a quanto si sta vivendo e ad agire per cercare di dare un contributo attivo.

Dévora Kestel, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di Sostanze presso OMS ha affermato che l’impatto dei cambiamenti climatici sta aggravando la situazione già estremamente difficile per i servizi di salute mentale. A fronte di quasi 1 miliardo di persone che necessitano di assistenza presso servizi di salute mentale, nei paesi a basso e medio reddito, solo 1 su 4 riesce ad accedervi. “Migliorando la salute mentale e il supporto psicosociale nell’ambito della riduzione del rischio di catastrofi e dell’azione per il clima, i paesi possono fare di più per aiutare a proteggere le persone più a rischio”.

Sono 5 le raccomandazioni del documento dell’OMS ai governi per affrontare gli impatti sulla salute mentale dei cambiamenti climatici:

– integrare le considerazioni sul clima con i programmi di salute mentale;

– integrare il sostegno alla salute mentale con l’azione per il clima;

– costruire su impegni globali; –

-sviluppare approcci basati sulla comunità per ridurre le vulnerabilità;

– colmare il grande divario di finanziamento esistente per la salute mentale e il supporto psicosociale.

Purtroppo da un’indagine dell’OMS del 2021 emerge come su 95 paesi solo 9 hanno finora incluso la salute mentale e il supporto psicosociale nei loro piani nazionali per la salute e il cambiamento climatico.

Se pensiamo che oltre 7000 persone sopravvissute all’uragano Katrina nel 2005 sono ancora in carico presso i servizi di salute mentale per le conseguenze del trauma subito, ci possiamo rendere conto di quanto sia importante seguire le raccomandazioni dell’OMS e pensare alla salute come a “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.