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Ritmi di vita

Nuovo appuntamento con la rubrica Spazio Psicologico in collaborazione con l’associazione Psicologi Liberi Professionisti

di Elisa Mulone, Psicologa Psicoterapeuta past President PLP

 

C’è chi vive nel passato, tra nostalgia e rimpianti aggrappato a quello che è stato. Altri vivono costantemente proiettati in avanti, verso qualcosa da raggiungere che non sembra mai abbastanza. In entrambe le modalità il presente è ristretto e privato della sua pregnanza. Quello che non viviamo pienamente non può essere assimilato e, pertanto, le esperienze fatte non arricchiscono la nostra vita con apprendimenti nuovi e le emozioni correlate ad esse.

Mi sembra che questo aspetto sia rappresentato con leggerezza, ma anche con un velo di tristezza, nell’ultimo film di Edoardo Leo “Era ora”. Nel film Leo interpreta un uomo che compie 40 anni e il cui desiderio è quello di avere più tempo. Si risveglia l’indomani che il tempo “è volato” e si ritrova con la compagna incinta nel giorno del suo quarantunesimo compleanno. Il film procede così di anno in anno senza che il protagonista viva realmente la sua vita e, invece di avere più tempo, le giornate gli passano davanti e nemmeno se ne accorge. Sono in antitesi i due ritmi che si incontrano: quello lento e calmo di lei, la compagna, pittrice e illustratrice di libri per bambini e quello frenetico di lui, assicuratore in carriera, sempre di corsa. Il film, pare esprimere, portata all’estremo, la folle corsa verso quello che non è ancora, in un ritmo frenetico dell’essere senza esserci, in cui la vita sfugge di mano. Si può essere fisicamente presenti, ma non esserci pienamente. “Gli ultimi 2 anni non li ho proprio vissuti”, dice egli stesso al medico a cui si è rivolto per capire cosa gli stia succedendo.

Lo esprime bene la figlia, ormai cresciuta, quando dice al padre di volere più tempo da lui.

“Più tempo insieme?” chiede il padre.

“No, è solo che quando stiamo insieme stai sempre con il computer, con il telefono… vorrei stare con te, proprio con te”, risponde candidamente la bambina.

“A fare che cosa?” Replica lui.

“Niente! Però insieme!” È la risposta spontanea e illuminante di chi coglie l’essenza della relazione.

Quante cose ci perdiamo nella corsa della vita? La vita dovrebbe essere più una passeggiata.

E allora, questo è un invito a chi ha l’opportunità di cambiare direzione e dare un ritmo nuovo alla propria vita. Non tutti hanno questa opportunità, perché sono impegnati a sopravvivere in contesti di estrema povertà o di guerra e muoiono a 100 passi dal sogno della salvezza.

Ognuno di noi può scegliere, come fa il protagonista che, ad un certo punto, sceglie di fermarsi e di vivere il presente. Magicamente, il tempo riprende un ritmo nuovo, il tempo ritorna a essere tempo vissuto, tempo come esperienza interna, come fattore costitutivo dell’identità.