Elezioni provinciali Trento, faccia a faccia tra Confprofessioni Trentino e i candidati

Giovani e formazione, professioniste e politiche di conciliazione vita lavoro, parità retributiva di genere, rapporto con la PA, carenza di medici e semplificazione, sono stati alcuni dei temi al centro del dibatto che si è svolto lo scorso 7 ottobre. La presidente di Confprofessioni Trentino, Barbara Lorenzi: «Nella regione Trentino Alto Adige sono 25 mila i professionisti e rappresentano il 25% dei lavoratori indipendenti»

Lo scorso 7 ottobre, a Trento, si è svolto il dibattito tra i candidati alla presidenza della provincia autonoma di Trento, promosso da Confprofessioni Trentino. L’evento, moderato dalla giornalista Simona D’Alessio, ha visto la presenza di numerosi professionisti, tra i quali, la presidente dell’ordine dei commercialisti di Trento e Rovereto, Raffaella Ferrai; il presidente di Andi, Tommaso Conci; il deputato e commercialista, Andrea De Bertoldi.

L’introduzione e la chiusura del dibattito sono state affidate alla presidente di Confprofessioni Trentino, Barbara Lorenzi, che ha illustrato i numeri dei liberi professionisti nella regione Trentino Alto Adige. «Parliamo di 25 mila professionisti che rappresentano il 25% dei lavoratori indipendenti in Regione, con redditi al top nella classifica italiana ma purtroppo con la piaga del divario di genere, sia per quanto riguarda il numero delle professioniste, sia per quanto riguarda il reddito rispetto ai colleghi maschi», ha spiegato Lorenzi.

Francesca Gerosa, in sostituzione di Maurizio Fugatti per il centrodestra, ha posto l’accento sulla vicinanza dell’area di centrodestra alle libere professioni ricordando l’approvazione della legge sull’equo compenso e sulla malattia dei professionisti. Nel suo intervento, Gerosa ha puntato l’attenzione, da un lato, sui giovani e la necessità di una formazione che sia frutto anche della collaborazione tra Confprofessioni e provincia, dall’altro, sulle donne e l’importanza delle politiche di conciliazione famiglia lavoro al fine di superare il divario di genere anche nelle libere professioni.

Cristiano Zanella, in sostituzione di Alex Marini per Movimento 5 Stelle, ha ricordato l’importanza di incentivare l’applicazione degli studi professionali per affrontare i cambiamenti in atto, evidenziando che la provincia dovrebbe intervenire aiutando la formazione dei professionisti, coinvolgendoli in tavoli di lavoro dal quale far emergere idee nuove.

Francesco Valduga, per il centro sinistra, ha precisato che «autonomia significa responsabilità e spirito di iniziativa, caratteristiche delle libere professioni», ponendo sull’accento sulla necessità di aprire nuovi spazi di incontro tra domanda e offerta del lavoro, potenziando la formazione e consentendo alla pubblica amministrazione di utilizzare maggiormente le competenze dei liberi professionisti.

Massimo Corradini, in sostituzione di Filippo De Gasperi per la coalizione La me Val Primiero, Onda e Unione Popolare, ha puntato l’attenzione sul settore sanitario, evidenziando la problematica mancanza di medici di base e di pediatri e sulla necessità di attrarre nuovi professionisti sanitari in Trentino.

Marco Zucchelli, in sostituzione di Elena Dardo per Alternativa, ha posto l’accento sulla necessità di istituire un tavolo di lavoro per la semplificazione della burocrazia al quale necessariamente debbono partecipare i liberi professionisti, sulla opportunità che vengano reintrodotte e rivalutate le autocertificazioni e le perizie asseverate dei professionisti soprattutto in sede di rendicontazione dei contributi pubblici. Zucchelli ha inoltre identificato le libere professioni nel “terziario intellettuale“ in grado di fornire un utile contributo alla pubblica amministrazione.

Marco Rizzo, per Democrazie Sovrana e Popolare, ha incentrato il proprio intervento, tra l’altro, sulla proletarizzazione del ceto medio di cui fanno parte anche i liberi professionisti, sulla necessità di porre un freno a tale ridimensionamento dell’autonomia dei liberi professionisti e di impedire che molti professionisti abbandonino la professione per rincorrere un concorso pubblico. Secondo Rizzo, un ruolo centrale in tutto questo assume la formazione «che non deve inseguire la realtà ma deve anticiparla e prevederla».

 

Photo credits Gabriele Margon