Divario retributivo uomini/donne: il Parlamento chiede misure vincolanti per ridurlo

In una risoluzione non legislativa votata giovedì 8 ottobre, il Parlamento ha evidenziato come le differenze di salario tra uomini e donne persistano e siano addirittura in crescita Approvata con 344 voti favorevoli, 156 contrari e 68 astensioni la risoluzione non legislativa votata lo scorso 8 ottobre. I deputati sollecitano la Commissione a presentare una
In una risoluzione non legislativa votata giovedì 8 ottobre, il Parlamento ha evidenziato come le differenze di salario tra uomini e donne persistano e siano addirittura in crescita

Approvata con 344 voti favorevoli, 156 contrari e 68 astensioni la risoluzione non legislativa votata lo scorso 8 ottobre. I deputati sollecitano la Commissione a presentare una nuova normativa che preveda “mezzi più efficaci per vigilare sull’attuazione e l’applicazione della direttiva negli Stati membri”. Infatti nonostante la direttiva UE del 2006, gli Stati membri non hanno ancora migliorato le norme in materia di pari opportunità.

“La parità di retribuzione a parità di lavoro è un principio equo che deve essere valorizzato da tutti i datori di lavoro. Oggi non è così, e questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di una legislazione migliore”, ha detto la relatrice Anna Záborská (PPE, SK).

Nel testo si ricorda come gli Stati membri siano spesso lenti ad applicare e a far rispettare il principio di parità di retribuzione e come il divario salariale e pensionistico tra uomini e donne si attesti in media sul 16,4% e 38,5 (dati Eurostat 2013) in tutta l’UE, con significative differenze tra i paesi.

Solo nei Paesi Bassi e in Francia, il recepimento della direttiva nel diritto nazionale sembra essere “sufficientemente chiaro e conforme”, come riporta una relazione della Commissione europea sull’applicazione della direttiva del 2006. Il divario retributivo di genere risulta più ampio in Italia, Estonia, Austria, Germania, Repubblica Ceca e Slovacchia e più ristretto in Polonia, Malta e Slovenia.

In considerazione della mancanza di progressi per colmare il divario salariale tra uomini e donne, i deputati propongono audit salariali obbligatori per le grandi società quotate in borsa e possibili sanzioni a livello europeo in caso di non conformità (come ad esempio escludere le società dagli appalti pubblici di beni e servizi finanziati dall’UE e sanzioni pecuniarie per i datori di lavoro che non rispettano la parità salariale).

Inoltre, la risoluzione chiede:

  • un sistema di classificazione professionale chiaro e armonizzato,
  • criteri oggettivi per comparare il lavoro di “pari valore”,
  • la trasparenza dei salari (per individuare e discriminazioni salariali),
  • assistenza legale gratuita alle vittime delle discriminazioni,
  • il divieto di qualsiasi discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere,
  • la conciliazione tra lavoro e vita privata (impedire il licenziamento ingiusto durante la gravidanza), e
  • misure per intensificare la partecipazione delle donne nel processo decisionale.