Il governo apra i bandi Ue ai professionisti

Sulla programmazione dei fondi strutturali l’Italia deve allinearsi all’Europa Snobbati in Italia, protagonisti in Europa. I liberi professionisti fanno quadrato intorno alle politiche di sviluppo dell’Unione europea e rivendicano il loro ruolo propulsivo nella crescita economica del Vecchio Continente e chiedono al Governo italiano di sciogliere gli ultimi dubbi sulla programmazione dei fondi europei, in
Sulla programmazione dei fondi strutturali l’Italia deve allinearsi all’Europa

Snobbati in Italia, protagonisti in Europa. I liberi professionisti fanno quadrato intorno alle politiche di sviluppo dell’Unione europea e rivendicano il loro ruolo propulsivo nella crescita economica del Vecchio Continente e chiedono al Governo italiano di sciogliere gli ultimi dubbi sulla programmazione dei fondi europei, in particolare sull’accesso dei professionisti ai bandi comunitari. L’intensa attività portata avanti a Bruxelles negli ultimi due anni dal Desk europeo di Confprofessioni, che ha contribuito alla stesura del piano d’azione per sostenere le libere professioni, trova ora una sponda a Roma, dove si è insediata la “Commissione Europa” di Confprofessioni, che vede la partecipazione di Giancarlo Belluzzi (Anmvi), Alessandra Cambi (Ungdcec), Andrea Cirincione (Plp), Martina Gherlenda (Desk europeo Confprofessioni), Mariano Magnabosco (Antec), Susanna Pisano (Anf), Giovanni Liotta (Federnotai) e Franco Valente (Confprofessioni). L’obiettivo della neonata Commissione è quello di creare un ponte tra Bruxelles e Roma per allineare l’azione del governo e del Parlamento italiano alle politiche comunitarie, in materia di libere professioni. Numerosi i dossier aperti da Susanna Pisano, responsabile del desk europeo: dalla tessera professionale europea ai programmi Erasmus per i giovani professionisti, dai tavoli di partenariato con le associazioni interprofessionali europee all’agenda con i nuovi rappresentanti della Commissione Ue. Su tutti, l’accesso ai fondi europei per i liberi professionisti.

Domanda: Avvocato Pisano, il 9 aprile 2014 segna una data storica per il mondo delle professioni: finalmente i professionisti potranno aver accesso ai finanziamenti dell’Unione Europea previsti per le piccole e medie imprese sia attraverso i programmi a gestione diretta, sia attraverso la programmazione dei Fondi strutturali per il periodo 2014/2020. A distanza di sette mesi che cosa è cambiato?

Risposta. Sgombriamo subito i il campo da equivoci. Non esistono finanziamenti europei “a pioggia” per i liberi professionisti italiani. Si parla, invece, di consentire ai professionisti di accedere alla progettualità dei programmi e dei fondi europei come beneficiari degli stessi.

D. E’ in dirittura d’arrivo il rapporto sul “Piano d’azione europeo per le libere professioni” della Commissione Ue che dovrebbe chiarire una volta per tutte se e come i professionisti potranno avere accesso alle risorse comunitarie. Che cosa ci possiamo aspettare?

R. Attendiamo con ansia la pubblicazione della Commissione europea. Il Gruppo di lavoro europeo sulle libere professioni, al quale ha partecipato la Confprofessioni con il presidente Gaetano Stella, ha lavorato fianco a fianco con il gabinetto del Commissario all’Industria, Imprenditoria e PMI e vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, approdando alla stesura finale delle linee guida per le libere professioni. L’orientamento comunitario è chiaro: tutte le risorse destinate dall’Unione europea alle piccole e medie imprese, per favorirne crescita, sviluppo, ricerca, innovazione e occupazione, devono poter essere fruite senza discriminazione alcuna anche dai liberi professionisti.

D. Semplificando ai minimi termini i professionisti per accedere vengono equiparati alle imprese?

R. In nessun atto normativo, giurisdizionale e non, delle istituzioni europee si è mai parlato di equiparazione tra professionisti e imprenditori ed anzi le specificità delle professioni intellettuali sono state più volte ribadite sia dal Parlamento europeo, addirittura con una sua Risoluzione del 2006, sia dalla stessa Commissione che proprio nel Piano d’Azione per l’Imprenditorialità 2020 ne introduce la valorizzazione dedicando loro un Gruppo di lavoro apposito che ne affronti i nodi peculiari.

D. Resta il fatto che il legislatore italiano fatica a comprendere il concetto europeo di professionista.

R. La distinzione giuridica e concettuale tra impresa e prestazione professionale è un parto tutto italiano del nostro datato codice civile, non certo al passo coi tempi, che non trova corrispondenza nella legislazione di altri Stati e men che meno nel diritto europeo. Per anni, questa impostazione ha determinato l’esclusione dei professionisti italiani da ogni tipo di risorsa di matrice europea, per non parlare degli incentivi destinati al mondo produttivo che escludono sistematicamente i professionisti e il lavoro autonomo.

D. Nelle scorse settimane l’Italia ha presentato a Bruxelles l’accordo di partenariato per il periodo 2014-2020. Quale contributo hanno portato i professionisti?

R. Non solo i professionisti non sono stati chiamati ai tavoli di partenariato nazionale per condividere e quindi orientare la programmazione 2014/2020. Ma la regolamentazione interna al sistema italiano sull’uso e la gestione dei Fondi strutturali non consentirebbe, secondo l’interpretazione dalle Autorità di gestione, l’ampliamento dei destinatari dei fondi europei per le Pmi limitandoli alle imprese regolate dall’articolo 2082 del Codice civile.

D. Come se ne esce?

R. Il Governo deve intervenire tempestivamente per dare disposizioni univoche i prossimi bandi per le Pmi sui Fondi strutturali e continueranno a richiedere ai beneficiari la certificazione dell’iscrizione alla Camera di Commercio che, come è noto, non è prevista per i liberi professionisti ed anzi per molti è addirittura vietata, escludendoli di fatto dai relativi benefici.