MOBILITÀ UE: POSSIBILE L’INTEGRAZIONE SOCIO-POLITICA?

A Bruxelles un dibattito sulla politicizzazione della libertà di movimento. Tra le motivazioni che spingono a partire, tasse e burocrazia meno asfissianti Il 2 dicembre scorso, presso l’Istituto di studi europei (IES) di Bruxelles, si è tenuto un forum sulla politicizzazione della libertà di movimento nell’Unione europea, alla presenza di esponenti del mondo accademico e
A Bruxelles un dibattito sulla politicizzazione della libertà di movimento. Tra le motivazioni che spingono a partire, tasse e burocrazia meno asfissianti

Il 2 dicembre scorso, presso l’Istituto di studi europei (IES) di Bruxelles, si è tenuto un forum sulla politicizzazione della libertà di movimento nell’Unione europea, alla presenza di esponenti del mondo accademico e dell’economista e politico ungherese, Làszlò Andor, ex commissario europeo all’Occupazione, Affari sociali e Integrazione della Commissione Barroso. Tema del dibattito, i flussi migratori interni all’Unione europea, le nuove dinamiche e i cambiamenti di direzione che negli ultimi anni, soprattutto a seguito dell’allargamento dell’Unione a 28 paesi, hanno caratterizzato la mobilità intraeuropea.

 

Le differenze economiche tra Nord e Sud e il livello di integrazione tra Est e Ovest hanno sempre fornito una percezione della realtà che non è più possibile considerare come valore assoluto. Paesi come Italia, Francia, Regno Unito e la stessa Germania, da sempre ai vertici delle classifiche di destinazione, hanno visto incrementare i numeri delle fuoriuscite, pur mantenendo costanti quelli delle entrate. Secondo dati recenti, inoltre, sarebbero mutate le ragioni che spingono a partire: ricerca di una maggiore sicurezza, tassazione e burocrazia meno asfissianti, possibilità di residenza e, solo in secondo luogo, la ricerca del lavoro.

 

Queste nuove dinamiche pongono in essere sfide sociali alle quali la politica europea intende far fronte in maniera tempestiva. Regolamenti quali il n° 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale o la direttiva n° 6/2005 sul distacco di lavoratori nell’ambito della prestazione di servizi, potrebbero risultare non più sufficienti ad accompagnare lo sviluppo di questo nuovo corso.