Pressing Ue sulla direttiva qualifiche

Carta professionale e taglio delle professioni regolamentate. Cosi’ il Consiglio Competitività vuole rilanciare la mobilita’ transfrontaliera tra i professionisti La proposta di revisione della Direttiva formulata dalla Commissione il 19 dicembre 2011 è all’esame del Consiglio dei Ministri (Consiglio Competitività) e del Parlamento europeo (Commissione del Mercato Interno e della Protezione dei Consumatori – IMCO).
Carta professionale e taglio delle professioni regolamentate. Cosi’ il Consiglio Competitività vuole rilanciare la mobilita’ transfrontaliera tra i professionisti

La proposta di revisione della Direttiva formulata dalla Commissione il 19 dicembre 2011 è all’esame del Consiglio dei Ministri (Consiglio Competitività) e del Parlamento europeo (Commissione del Mercato Interno e della Protezione dei Consumatori – IMCO). Il 30 maggio 2012, il Consiglio “Competitività” ha tenuto il suo primo dibattito ed è risultato chiaro il suo sostegno alla proposta così come proposto dalla Commissione. Tuttavia, delle importati riserve sono state sottolineate dai Ministri su alcune delle principali modalità di applicazione della modernizzazione in questione. La Presidenza danese ha scelto di centrare la discussione intorno a due questioni: l’introduzione di una carta professionale europea e l’esercizio della mutua valutazione degli Stati membri con lo scopo di ridurre il numero di professioni regolamentate in certi paesi. Questi due punti sono stati sottolineati da Ole Sohn, Ministro danese per l’industria e lo sviluppo, come due mezzi per migliorare la mobilità transfrontaliera per il lavoro.

CARTA PROFESSIONALE

Come è noto, la Commissione propone di creare una Carta professionale europea (CPE) che funzionerebbe sulla base di “allerta” lanciata dal sistema d’informazione del mercato interno (IMI). Ciò permetterà di migliorare il riconoscimento automatico e di semplificare il processo di riconoscimento nell’ambito del sistema generale. La CPE prenderebbe la forma di un certificato elettronico rilasciato a domanda del professionista dallo Stato membro di origine, su presentazione dei documenti comprovanti le qualifiche della persona e il diritto di esercitare; la maggior parte della procedura sarebbe dunque a carico di questo Stato di emissione, che sarebbe più implicato di quanto lo sia ora nel quadro della procedura esistente per il riconoscimento delle qualifiche che individua gran parte del processo per l’ottenimento delle prove nello Stato di accoglienza, ivi compresi i costi di traduzione. Tuttavia, un certo numero di Stati (ivi compresi i Paesi Bassi, la Croazia, la Finlandia e il Lussemburgo) sono inquieti sui costi risultanti dalla messa in opera di un sistema parallelo senza la sicurezza sul risultato di una migliore mobilità. La Lituania è anche andata più lontano chiedendo uno studio per individuare i costi e i vantaggi della carta.In ciò che concerne le professioni interessate alla carta, parecchi Stati sottolineano dei problemi (in particolare per quanto riguarda i mezzi messi in opera per assicurare l’autenticità della qualifica) che scaturirebbero dal rilascio della carta a una persona che si reca in un Paese dove la professione in questione non sarebbe regolamentata, così come il pericolo della possibilità di costi supplementari. Il Commissario al Mercato Interno, Michel Barnier, li ha rassicurati che la CPE porterà a una riduzione dei costi stimata tra i 100 € e i 1.000 € in rapporto al sistema attuale.

TRASPARENZA

Il secondo punto del dibattito è consistito nella mutua valutazione di numerose professioni regolamentate nella UE e ha messo in evidenza una carenza di chiarezza sulla portata di questo esercizio di trasparenza teso a ridurre gli ostacoli alla mobilità. Anche qui nessuna obiezione al principio che avrebbe l’obiettivo di fornire una “istantanea” delle professioni regolamentate per Paese per aiutare a identificare i miglioramenti possibili. Le opinioni divergono sulle modalità pratiche.

Per il Regno Unito, per esempio, questa valutazione dovrebbe essere fatta prima possibile piuttosto che attendere, come suggerito dalla Commissione, per permettere al Consiglio e al Parlamento di lavorare a un accordo politico.Altri Stati che sono già in via di ridurre il numero delle professioni regolamentate, come la Spagna, l’Italia, il Portogallo e la Polonia, hanno suggerito che dei gruppi pilota dovrebbero essere messi in opera al fine di guadagnare del tempo.Certi Stati membri, tuttavia, come il Belgio, la Francia e la Finlandia, hanno fatto appello a un approccio più prudente con lo scopo di mantenere, in conformità con il principio di sussidiarietà, il loro diritto ad imporre dei criteri più stretti in termini di qualifiche minime per certe professioni (sarebbero quelli della sicurezza e della sanità).Altri ancora, come la Germania, l’Austria e la Polonia, hanno contestato la proposta della Commissione tesa ad accrescere da 10 a 12 anni la durata della formazione per entrare nella scuola per infermieri al fine di promuovere una più grande equivalenza a livello europeo.

La Francia e il Lussemburgo hanno ugualmente suggerito che i notai non dovrebbero essere coperti dalla nuova Direttiva tenuto conto della missione di servizio pubblico che essi svolgono.

 

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