Cadiprof, dieci anni al servizio degli studi professionali

Il 22 ottobre a Roma l’evento per celebrare l’anniversario della Cassa di assistenza sanitaria Dieci anni di welfare negli studi. Il 1° gennaio 2005 Cadiprof avviava, infatti, le prime prestazioni di assistenza sanitaria integrativa a circa 20 mila dipendenti degli studi professionali. A dieci anni di distanza dal varo, la Cassa si presenta come una
Il 22 ottobre a Roma l’evento per celebrare l’anniversario della Cassa di assistenza sanitaria

Dieci anni di welfare negli studi. Il 1° gennaio 2005 Cadiprof avviava, infatti, le prime prestazioni di assistenza sanitaria integrativa a circa 20 mila dipendenti degli studi professionali. A dieci anni di distanza dal varo, la Cassa si presenta come una delle principali realtà nel panorama dei fondi integrativi e, con oltre 300 mila iscritti, rappresenta un punto di riferimento imprescindibile del welfare contrattuale negli studi professionali. Per celebrare l’evento, la Cassa ha promosso un convegno dal titolo «10 anni di Cadiprof: un modello in evoluzione – La nuova sanità integrativa nel rapporto con il Ssn» che si terrà a Roma presso Palazzo Santa Chiara il prossimo 22 ottobre con la partecipazione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin; del presidente di Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla; del direttore generale di Unisalute, Fiammetta Fabris. A coordinare i lavori del convegno è stato chiamato il giornalista Rai Franco Di Mare.

 

«il 26 luglio 1999, quando abbiamo cominciato a ragionare di welfare, l’assistenza sanitaria supplementare per i dipendenti era semplicemente un tabù negli studi professionali. In ogni angolo d’Italia molti professionisti sgranavano gli occhi e, nel migliore dei casi, bollavano l’ipotesi come una chimera; altri ascoltavano con curiosità e vivo interesse la prospettiva di assicurare tutele integrative ai propri dipendenti: bella idea, dicevano, ma è un progetto visionario con le gambe corte», ricorda il presidente di Cadiprof, Gaetano Stella. «Interminabili riunioni e incontri con le altre associazioni rappresentative dei professionisti si accavallavano alle trattative con i sindacati dei lavoratori degli studi professionali. Erano tempi difficili, i professionisti venivano additati come una «foresta pietrificata», una casta inviolabile su cui cominciava a soffiare il vento dell’Antitrust. Dovevamo uscire dalla dimensione carbonara che circondava il sindacato delle professioni e la creazione di una Cassa sanitaria integrativa alle prestazioni erogate dal Servizio sanitario pubblico, al di là dei vantaggi oggettivi per i lavoratori degli studi, poteva rappresentare quella spinta evolutiva per modernizzare l’intero comparto professionale».

 

Era il 29 luglio 2001 quando l’embrione della Cassa di assistenza sanitaria supplementare per i dipendenti degli studi professionali si abbozza per la prima volta all’interno del Contratto collettivo nazionale di lavoro degli studi professionali. L’intuizione del presidente Stella viene messa nero su bianco due anni dopo. L’atto costitutivo viene firmato il 23 luglio 2003 in uno studio notarile di Roma da tutte le associazioni datoriali e dalle organizzazioni sindacali firmatarie del Ccnl degli studi professioni. Sulle ali dell’entusiasmo, la macchina organizzativa si mette in moto subito e, come già accennato, dal 1 gennaio 2005 scattano le prime coperture sanitarie. Da allora Cadiprof conosce una fase di crescita graduale, costante e senza strappi che la porta a registrare oltre 300 mila iscritti dieci anni dopo. In mezzo c’è un modello organizzativo attento all’avvento delle nuove tecnologie e alle trasformazioni economiche e sociali che segnano il Paese, senza mai perdere d’occhio le esigenze della popolazione degli studi professionali. Qualche esempio. Nel 2008, quando scoppia il credit crunch che metterà in ginocchio le economie mondiali, la risposta della Cassa è immediata e prevede da un lato lo sviluppo delle attività di prevenzione a favore degli iscritti, in collaborazione con la Federazione dei medici di medicina generale; dall’altro la copertura assistenziale a praticanti e collaboratori di studio, i soggetti più vulnerabili alla crisi finanziaria. L’anno successivo, Cadiprof è al fianco degli studi professionali colpiti dal terremoto in Abruzzo. Sempre nel 2009 l’idea di fornire un sostegno concreto alle esigenze socio-assistenziali delle famiglie dei dipendenti di studio si concretizza nel lancio del Pacchetto famiglia che nel giro di pochi anni diventerà, al fianco del Piano sanitario, il secondo pilastro della sanità integrativa targata Cadiprof. L’impegno della Cassa comincia a fare breccia anche nelle istituzioni e con il varo del decreto Sacconi Cadiprof entra a pieno titolo nell’Anagrafe dei fondi sanitari integrativi presso il ministero della Salute.

 

La crisi continua a mordere e la sua onda lunga si abbatte sugli studi tra il 2011 e il 2012: si restringe il mercato dei professionisti, che vedono crollare verticalmente i loro redditi, si riducono gli iscritti agli albi professionali e le tensioni occupazionali non risparmiano gli studi. Ed è proprio nel 2012 che si comincia a pensare di estendere l’assistenza sanitaria integrativa ai titolari di studio, che verrà poi recepita nel Ccnl degli studi sottoscritto il 17 aprile 2015. Per far fronte alle difficoltà dei propri iscritti, Cadiprof mette in campo una serie di prestazioni ad alto valore aggiunto che vanno a coprire le spese odontoiatriche, quelle per la procreazione medicalmente assistita fino a garantire l’intervento della Cassa a tutte le patologie oncologiche maligne. Intanto prende forma un innovativo modello di integrazione con il servizio pubblico che sfocia nel 2013 con la firma dell’accordo con l’Azienda ospedaliera universitaria di Verona che fornisce un’ampia gamma di prestazioni di check up agli iscritti del territorio veronese. Il modello è vincente e due anni dopo, lo scorso luglio, viene siglata la convenzione con l’Ulss 4 dell’Alto Vicentino. «Il futuro è tracciato», conclude Stella, «la collaborazione con le strutture sanitarie pubbliche rappresenta la vera sfida dei fondi integrativi italiani, che nei prossimi anni saranno chiamati a svolgere un ruolo sempre più decisivo nell’ambito della salute dei cittadini. Al tempo stesso, non possiamo non pensare al nostro settore di riferimento e l’apertura del welfare contrattuale ai professionisti-datori di lavoro segna uno spartiacque nella contrattazione collettiva e nelle relazioni sindacali che regolano il mercato del lavoro».